mercoledì 22 ottobre 2008

journée de l'europe

ieri è stata la journée de l'europe, dedicata dall'ulb alla conoscenza reciproca tra gli studenti di diverse nazionalità.
questo il programma:

11.00 - cocktail di benvenuto (su invito) con il rettore e gli ambasciatori (per l'occasione ho messo la giacca di velluto appositamente portata da casa) nell'ambito del quale sono stato intervistato da radio campus.

12.00 - pranzo al ristorante universitario con menu europeo a scelta: si poteva votare su internet il proprio piatto preferito tra i 27 proposti e i due più votati erano poi offerti al ristorante. vista la maggioranza di spagnoli, ha vinto la paella, seguita dalla mussaka (che ho preso io. peraltro il piatto italiano non era granché, non sono state scelte né la pizza né la pasta. per questo la paella ha vinto facilmente).

12.30 - stand organizzati da ogni paese (gestiti da alcuni erasmus) per sponsorizzare un periodo di studio là. una lituana ha cercato di convincermi ad andare lassù con un opuscolo intitolato "25 ottime ragioni per andare in lituania" (tra l'altro la prima era "la lingua"; anche qui non è che si mettessero d'impegno per vincere contro la spagna, il cui primo motivo era "le soleil")

18.00 - conferenza di koen lenaerts, giudice belga alla corte di giustizia europea.

21.30 (in realtà almeno 23.30) - td: td sta per the dansant. nel 1800 era una delle cose che faceva la borghesia (per questo se n'è ripreso ironicamente il nome), ora si tratta di stare per delle ore (mezz'ora, nel mio caso) in piedi in un capannone che puzza di piscio e birra, a bere della birra (non buona) che ogni tanto qualcuno lancia per aria bagnando gli altri. decisamente poco divertente, ma a certi belgi sembra piacere tanto..

a margine della journée de l'europe, e soprattutto in seguito all'interessante discorso di monsieur le juge lenaerts, vorrei fare una riflessione sul processo di integrazione europea.

m. le juge sostiene che la costituzione europea è in marcia. anche se gli stop al trattato costituzionale prima e al trattato di lisbona poi hanno impedito all'ue di avere una costituzione formale (cioè un testo scritto giuridicamente vincolante), di fatto la costituzionalizzazione europea procede.
i trattati di roma e di maastricht sono già una costituzione (come sottolineato dalla corte varie volte) perché costituiscono la norma suprema dell'ordinamento comunitario, in base alla quale si valuta la legittimità di tutte le altre regole.
la déclaration des droits de l'homme et du citoyen (1789), ricorda m. le juge, afferma all'art. 16 che "una società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata, né la divisione dei poteri è stabilita, non ha una costituzione. siccome l'ue ha sia la protezione giurisdizionale dei diritti sia la divisione dei poteri essa ha anche una costituzione (poco importa che la commissione concentri in sé varie attribuzioni: un po' legislatore - potere di iniziativa, un po' inquisitore e un po' giudice - procedure in materia di concorrenza e aiuti di stato, un po' organo esecutivo). conclusione: la costituzione europea è in cammino.

sono d'accordo con m. le juge, la costituzione europea è in marcia. ma i cittadini europei non sono con lei. è per questo che francesi, olandesi e irlandesi l'hanno bocciata (tra l'altro, non è corretto dire che "gli irlandesi hanno detto no". bisogna dire che recentemente tutte le volte in cui l'elettorato è stato chiamato a pronunciarsi direttamente sul processo di costituzionalizzazione europea, esso ha detto "no"). e ben si capisce. gli europei non possono scegliere né le persone che scrivono i trattati né quelle che li approvano. non possono eleggere il presidente della commissione. i poteri legislativi del parlamento (unico organo direttamente eletto dai cittadini d'europa) sono inferiori rispetto a quelli della commissione e del consiglio. essi possono solo dire "sì" o "no" ad un pacchetto predisposto in partenza. ed è per questo che le ultime volte hanno detto "no".
m. lenaerts sostiene che non occorre avere uno stato per avere una costituzione. e sono d'accordo. ma è necessario che a sostenerla ci sia un popolo, unico detentore - in democrazia - di quello che viene chiamato "potere costituente".
in italia si dice spesso che la costituzione è "la casa degli italiani". riprendendo la metafora, si può dire che la costituzione europea è una casa ben fatta (il trattato di lisbona semplifica le fonti del diritto, dà maggior unità e quindi più forza in politica estera, prevede la partecipazione dei parlamenti nazionali all'elaborazione del diritto comunitario, aumenta grandemente i poteri del parlamento europeo - che acquista potere di veto sia per la politica agricola comune, che rappresenta quasi la metà dell'attività comunitaria, sia per la politica commerciale), ma è una casa vuota, perché nessuno ha contribuito a costruirla.

unica soluzione per far uscire l'europa dalla crisi è prendere atto che ogni trattato, ogni costituzione, non potrà essere presa se non da rappresentanti eletti direttamente dai cittadini europei. in altre parole da un'assemblea costituente. come è stato fatto in italia, in germania, in spagna e negli altri grandi paesi del continente.
per la verità esiste uno stato in cui non esiste una carta costituzionale, ma che ha una costituzione non scritta elaborata dalla giurisprudenza e per mezzo di accordi inter-istituzionali: l'inghilterra. però essa ha maturato la propria costituzione in otto secoli. non credo che l'europa abbia tutto questo tempo.

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grand place, bruxelles

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