sabato 31 gennaio 2009

la settima trappista

Sul filo di lana ma ce l'ho fatta: la mitica Westvleteren, birra trappista introvabile nei bar, perché commerciata solo dai monaci direttamente ai consumatori, era oggi nel mio palato.


Non male. Ma per quel che ricordo, la preferita resta la Rochefort.

venerdì 30 gennaio 2009

ultimi saluti ai ragazzi di bruxelles

Li capisco, ma non glielo posso dire. Li invidio, ma è meglio che lo tenga per me. Li ammiro, in qualche modo: hanno una bella luce negli occhi, più chiara dei lampioni umidi di Bruxelles. Arrivano qui e sono italiani, svedesi, inglesi e polacchi: vanno via e saranno europei. So che può sembrare orribilmente retorico, ma è vero. State sicuri che questi ragazzi non diranno stupidaggini su altri popoli, non coveranno risentimenti nazionali. Vedranno le differenze, che ci sono: ma le apprezzeranno e ci giocheranno, sapendo che insaporiscono la torta dell’Europa.
Gli stages alla Commissione e il programma Erasmus sono i soldi meglio spesi dall’Unione Europea. Sono un modo di costruire consuetudini, e reti di conoscenze: vent’anni dopo, i miei migliori amici in Europa sono quelli delle serate di Bruxelles. Erasmus e stages sono formidabili strumenti contro l’intolleranza. Sono convinto che, davanti a certe affermazioni xenofobe, non serve protestare. Bisogna mettere in mano allo sciocco di turno una Samsonite e un biglietto aereo. Vada, veda. Quando torna, non ripeterà le stesse stupidaggini.
Dico queste cose per me e per voi, naturalmente. I ragazzi di Bruxelles le sanno già, e le tengono nel cuore.

(Beppe Severgnini Italians)

(guarda le foto dell'ultima serata al Delirium)

amsterdam

"Ma come, non fumate? Non annate co' 'e mignotte? E che ce siete venuti affà, allora?" così ci hanno detto dei turisti romani molto interessati al quartiere a luci rosse. Però la domanda può anche essere girata: Amsterdam ha qualcosa da offrire, oltre a marijuana e "female sex workers" (così le chiama la guida e devo ammettere che sembra tutta un'altra cosa)?

Sono contento di poter rispondere di sì.
Amsterdam - per lo meno il suo centro storico - sembra una città bella, affascinante, piena di biciclette e belle ragazze silenziose (no, non in vetrina), con un ottimo rapporto urbanistico tra spazi pieni e vuoti, con angoli (scorcini!) magnifici, tante piante nelle case e fuori da esse. Non sembrerebbe male viverci, anzi.

Molti punti però li perde per una cosa: il museo di Van Gogh non fa sconti agli studenti.

mercoledì 28 gennaio 2009

mon kot

Quando sono entrato nella mia stanza, mesi fa, l'ho trovata spoglia e un po' triste. Non avevo voluto trasferirmici subito. Jack però mi aveva avvisato: "All'inizio è sempre così, vedrai poi.."

Quella stanza è diventata casa mia. L'unica solo mia, da non condividere con altri. La tana calda dove rientrare nel freddo della notte con l'ultimo Noctis (e a volte dopo).



Oggi ho sbaraccato tutto. Ho tolto le foto, i tappetini, i poster presi al Parlamento UE, quello di capitan Zanetti con la Supercoppa 2008 (io c'ero!), i vestiti, le stoviglie, i libri. Presto porterò via anche i tanti ricordi che ancora ci sono.

La camera ritornerà spoglia e un po' triste, pronta a ricolorarsi secondo il gusto del nuovo inquilino (che Corentin e Frouche sperano sia svedese, prosperosa e disinibita). Questo è il suo lavoro.

Chissà se anche io le mancherò.

au revoir alessandra!

Au revoir Alessandra!

(guarda le foto)

martedì 27 gennaio 2009

ultima corsa mattutina nel bois de la cambre


Se gli stivali di Jessica Simpson sono fatti per camminare (l'ho detto che oggi sono musicale), le mie scarpe sono fatte per correre. Stremate dall'Erasmus, stamattina hanno percorso i loro ultimi kilometri in un Bois della Cambre nebbioso, a fianco di un lago ghiacciato.
Sono riuscito a correre tutte le settimane, almeno due volte. Non male. Necessario, vista la dieta di qui.
L'alternativa era la "panse à bière".



Oggi pomeriggio invece lavoro alla tesi. Per fortuna ho trovato un po' di libri buoni. Per sfortuna la biblioteca chiudeva alle 5 e ho dovuto fare un sacco di fotocopie in fretta.

Stasera altra puntata di saluti. E domani.. lavori di disfacimento della camera (trasloco, non dò una festa).

serata jazz contro la pigrizia

Mai farsi vincere dalla pigrizia. Ieri sera stavo cedendo. C'era una jam session al Jazz Club di place Coq, il locale di Bxl che mi piace di più e che purtroppo ho scoperto solo nell'ultimo mese. Ugo e Rosario stanchi hanno paccato, Alessandra aveva una cena. Insomma o da solo o niente. La tentazione di stare a casa era forte. Però poi mi sono detto: a casa passerei due ore a fare niente al computer, girando venti volte gli stessi siti; là ci vado per la musica e quella la posso ascoltare anche da solo. Così sono uscito.

Serata stupenda. Sono stato un paio d'ore ad ascoltare le acrobazie dei vari musicisti. C'erano anche altri seduti da soli. Poi ho scoperto che anche loro suonavano. Tiravano fuori la chitarra, la tromba o il sax (tra l'altro, lo sapevate che è un'invenzione belga?), salivano e facevano un pezzo o due.
Confesso che ho avuto il forte desiderio di salire anch'io. Però è sei mesi che non tocco un tasto del piano, il rischio di una prestazione penosa era troppo alto e ho lasciato perdere.
A un certo punto mi sono messo a chiaccherare col vicino, un Lettone che lavora come traduttore al Parlamento europeo e suona il clarinetto. "Good luck! Maybe we will meet in a jazz club in Milan" mi ha detto quando a mezzanotte, da bravo Cenerentolo che doveva prendere il bus, me ne sono andato.

Non ho mai sentito così tanto jazz dal vivo come in questi mesi. Eppure mi è sempre piaciuto "quel suono affascinante che comunque ancora un po' è diverso" (Alex Britti). Però per vari motivi (tra cui per esempio il fatto che qui bastano 15 minuti di bus - e posso anche farmeli da solo - e a casa ne servono 30 minuti in macchina - e in mancanza di compagnia la pigrizia vince) ho sempre sentito pochi concerti.

Più in generale mi sono accorto che qui ho fatto un sacco di cose che in fondo avrei sempre voluto fare, ma che non avevo mai fatto o fatto raramente: dalle frites con salsa samurai alle 2.30 di notte, alla boxe française, ad altre piccole cose. E sia chiaro, nessuno me le aveva impedite. Forse è stata la pigrizia, forse la mancanza di voglia di dover dare spiegazioni (immaginatevi se una sera saltassi su: "ah mondo, stasera prendo la macchina e vado a Milano a sentire un concerto. Come con chi? Da solo.." direi che un "Perché?" non me lo leverebbe nessuno). Forse un po' la mancanza di coraggio, l'idea che "posso sempre farlo un'altra volta". In un certo senso, credo che ci sia un modo "Erasmus" di vivere, ed è farsi guidare dal coraggio senza ascoltare la pigrizia, senza rimandare le cose che a uno piacciono ed ha voglia di fare.
Questo si può fare anche a Milano che in fondo è "vicino all'Europa" (Lucio Dalla; sì oggi sono musicale). Mentre ero seduto al tavolo ieri ci ho pensato. E' tempo di tornare.

lunedì 26 gennaio 2009

finale a ritroso e feste devastanti

Per certi versi la fine dell'Erasmus sembrano i primi tempi, ma vissuti al ritroso. All'arrivo ho trovato una residenza vuota, una camera spoglia e non conoscevo nessuno. Ora si è svuotata la residenza, quelli che conoscono partono un po' alla volta e la camera per ora è un casino immane, ma poi sarà smantellata.

Il bello di questa situazione è che sono ripresi i ritmi frenetici e le feste deliranti dei primi tempi (che si aggiungono al disordine della camera, ai pomeriggi in giro per la città o in biblioteca e al tanto tempo al computer). 

Sabato pomeriggio dopo l'esame ho vagato per le librerie del centro. La sera siamo andati a ballare al Corbeau. Quando dico "siamo andati a ballare" (includendomi quindi nel gruppo dei danzanti) molti si stupiscono, e giustamente. Diciamo che non rientra tra le 10 attività preferite. Però se è per fare un po' il buffone, ci sta. Oltretutto tenete conto che, tecnicamente, non ballo. Avete presente il film "Hitch", quando Will Smith insegna al ciccione come deve ballare? Ecco io sono a quel livello lì (quello del ciccione, non quello di Will Smith, evidentemente).

Domenica invece, dopo aver dormito a lungo, sono stato a correre e per l'ultima volta a messa nella chiesa di St. Adrien (a 2 minuti da place Solbosh, a 10 dal campus. Come ho fatto a essere sempre in ritardo non lo so).



La sera ultima cena a casa di Nuria, con lunga serie di partite al biliardino (foto) e la preparazione di un video demenziale, in cui spiccano Ugo che in pose oscene con una sedia e Rosario con un calendario da camionista datato.. 1989! Evidentemente i colocs di Nuria, che lo tengono ancora a casa, ritengono che le donne degli anni '80 restino insuperate da 20 anni.

Finita la cena ci siamo trasferiti da Luciana, una tipa che più o meno nessuno conosceva (io l'avevo vista un paio di volte) ma che dava una tipica festa Erasmus (che risulta noiosa o patetica se fatta a casa, ma qui è il massimo): musica sparata da un pc, cinquanta persone in una stanza che ne dovrebbe contenere cinque e tanta, tanta birra. In più c'era l'entusiasmo di qualche nuovo arrivo. Devastante.

Ho poi dormito dalle 4 alle 11. Per cercare di dare un senso alla mia giornata, ho vagato tra gli scaffali di diritto costituzionale nella biblioteca per qualche minuto, prima di andare da Rosario a vampirizzargli l'archivio fotografico.

sabato 24 gennaio 2009

la cour de justice des communautés européennes

16/20. E' bastata una leggera incertezza per perdere qualche punto. Ma il prof sembrava soddisfatto, mi ha detto "très bien" e mi ha tenuto poco, rispetto agli altri. Ora aspetto di sapere come si convertirà in trentesimi, prima di gioire al 100%.

venerdì 23 gennaio 2009

stillicidio

La fine di questo Erasmus è uno stillicidio. Le persone partono una ad una, un paio al giorno, e quindi i saluti si ripetono, con un umore in cui la malinconia va e viene.
Da un lato è meglio perché mi abituo più gradualmente all'idea del ritorno. Settimana prossima in fondo mi peserà di meno lasciare un corridoio semivuoto. Dall'altro mi viene da pensare che forse una seratona unica dei saluti, con colossale (ma unico) groppo in gola sarebbe stata meglio.

Tra ieri, oggi e domani partono più o meno tutti i colocs (salvo Jocelyne e Dema), che vanno in vacanza (o stanno a casa con un videogioco e un libro nuovi, come Frouche) e torneranno dopo che sarò già partito.
Ieri Marion e Frouche. Oggi Lindsey, Laurie, Corentin. E Luisa, del gruppo degli italiani. Domani Charlotte. E settimana prossima Alessandra e Nuria. E io.

Nella breve festa dei saluti (foto) di ieri pomeriggio - breve perché molti, tra cui io, avevano un esame da preparare (per me è la Cour de justice des CE, orale domani mattina) - è saltato fuori il quaderno che a cui i miei amici avevano affidato pensieri, incoraggiamenti, auguri e suggerimenti prima della mia partenza. Anche i colocs hanno aggiunto qualcosa. Resterà il quaderno dell'Erasmus.

Non so se e quando rivedrò tutte le persone che ho conosciuto. Però, come insegna James Bond, mai dire mai. In fondo, sei mesi fa nemmeno sapevo che esistevano.

p.s.
una buona notizia: pare che, sul filo di lana, riesca perfino ad andare a Westvleteren, a bere la settima trappista.

giovedì 22 gennaio 2009

français langue étrangère

19/20. C2 sulla scala europea.

Come disse mio padre quando gli chiesi che ne pensava dell'idea di partire per l'Erasmus: "Mal che vada impari una lingua".

mercoledì 21 gennaio 2009

larve

La mia africanizzazione continua. L'altra sera ho mangiato un piatto tipico del Camerun: larve!



Non sono male, sembrano gamberi fritti.

governments which protect terrorists / les gouvernements qui protègent les terroristes / governi che proteggono i terroristi

Why there still be governments which protect terrorists?
Last week the Brazilian government refused the extradition of Cesare Battisti to Italy. Cesare Battisti has been condemned by Italian Courts because he killed 4 men. He escaped from prison. In 2007 he was arrested in Brasil.
The Brazilian government refused the extradition because it fears that Cesare Battisti would be persecuted in Italy and considered him as a refugee.
This is inacceptable. Cesare Battisti is a criminal who has been condemned by an impartial Court of a democratic State. He’s not a refugee.

The case of Marina Petrella is even worse. In the Seventies she joined the “The Red Brigades” (“Brigate Rosse” in Italian, often abbreviated as the BR), a communist-inspired group located in Italy and active, mainly via political assassinations and bank robberies. Italian Courts found her guilty of murder, robs, and kidnapping. The French government refused the extradition to Italy in 2008 for “humanitarian reasons”. In fact Mrs. Petrella is ill. President Sarkozy must doubt the ability of Italian doctors.
The case of Marina Petrella is even worse because in the European criminal area there should be mutual trust between Member States of the EU.

I cannot understand why there still be governments which protect terrorists condemned by the impartial Courts of a democratic State.

Pourquoi il y a encore des gouvernements qui protègent les terroristes?
La semaine dernière le gouvernement brésilien a refusé l’extradition en Italie de Cesare Battisti. Il a été condamné par les tribunaux italiens parce que il a tué 4 personnes. Il s’est évasé. En 2007 il a été arrêté en Brésil.
Le gouvernement brésilien a refusé l’extradition en disant que il y a le risque que Cesare Battisti soit persécuté en Italie. Il l’a considéré un refugié.
C’est inacceptable. Cesare Battisti est un criminel qui a été condamné par le tribunal impartial d’une Etat démocratique. Il n’est non plus a refugié.

L’affaire de Marina Petrella est meme pire. Dans les années Septante elle était partie des « Brigades Rouges » (« Brigate Rosse » en italien, souvent BR), un group terroriste d’extrême gauche. Les tribunaux italiens l’ont condamné pour homicide, vol, enlèvement. Le gouvernement français a refusé l’extradition en Italie en 2008 pour « raisons humanitaires ». En effet Mme. Petrella est malade. J’imagine donc que le Président Sarkozy a des doutes sur l’habilité des médecins italiens.
L’affaire Petrella est pire parce que entre les Etats membre de l’Union européenne il devrait exister le principe de confiance mutuelle en matière criminelle.

Je ne peux pas comprendre pourquoi il y a encore des gouvernements qui protègent les terroristes qui ont été condamnés par les tribunaux impartiaux d’un Etat démocratique.

Perché ci sono ancora governi che proteggono i terroristi?
La scorsa settimana il governo brasiliano ha rifiutato l’estradizione in Italia di Cesare Battisti, che era stato condannato dai tribunali italiani per aver ucciso 4 persone, era evaso da prigione ed era scappato prima in Francia e poi in Brasile, dove era stato arrestato nel 2007.
Il governo brasiliano ha rifiutato l’estradizione dicendo che c’è il rischio che Cesare Battisti subisca delle persecuzioni in Italia e gli ha concesso lo status di rifugiato. Come se stesse scappando dalla Corea del Nord, per intenderci.
È inaccettabile. Cesare Battisti è un criminale condannato dal tribunale imparziale di uno Stato democratico. Non un rifugiato. Nessuno ha intenzione di perseguitarlo. Si tratta solo di far valere la responsabilità per i crimini che ha commesso.

Il caso di Marina Petrella è ancora peggiore. Negli anni Settanta era membro delle Brigate Rosse, gruppo terrorista di estrema sinistra. I tribunali italiani l’hanno condannata per omicidio, rapina e sequestro di persona. Il governo francese ha rifiutato l’estradizione nel 2008 per “ragioni umanitarie”. Certo, la signora Petrella è malata. Ma sono sicuro che gli ospedali italiani sono sufficientemente attrezzati per le sue necessità. Il presidente Sarkozy forse ha dei dubbi in proposito?
Il caso Petrella è ancora peggio, perché tra gli Stati membri dell’Unione europea dovrebbe valere il principio di fiducia reciproca in materia penale. Il che significa che se il giudice di uno Stato condanna una persona che si trova in un altro Stato, quest’ultimo si fida della correttezza del giudizio e – salvo situazioni eccezionali – concede l’estradizione.

Fatico ancora a capire perché ci sono ancora dei governi che proteggono dei terroristi che sono stati condannati dai tribunali imparziali di uno Stato democratico.

martedì 20 gennaio 2009

cose che danno soddisfazione

Ci sono cose che danno soddisfazione nella vita.

L'altra sera dicevo a Jocelyne che non sono preoccupato per il test di francese di giovedì. "Ma certo, ora lo parli bene - mi ha detto - meglio perfino di certe persone che sono qui da più tempo".

Stasera invece è venuta Cha (che abitava nella mia stanza l'anno scorso ed è rimasta molto amica di tutti, specie di Laurie) e si è offerta di cucinare per noi. Incrociando il ragazzo cinese che abita qui, ma che non si è quasi mai fatto vedere, l'ho invitato (in inglese, il francese non lo parla; comunque viene da Shanghai ed è un ricercatore in fisica) a cenare con noi. Poi mi sono girato verso Laurie e Charlotte (che erano lì) per vedere se gli andava bene. Mi hanno guardato con aria interrogativa. "En français, s'il te plait.." Ho tradotto. Hanno detto che andava bene. Quando il cinese se ne è andato, gli ho chiesto: "Ma non avete fatto inglese a scuola".
Laurie: "Sì, però capisco solo se parla qualcuno che non lo parla tanto bene. Tu lo parli così bene, così in fretta.."
Charlotte: "E' vero, mi fai rabbia, parli italiano - inglese - francese!"

Per uno che un paio d'anni fa (festa di laurea di Guzzo) si era sentito un pesce fuor d'acqua perché non sapeva mettere insieme una frase se non in italiano, dà soddisfazione.
Il fatto che poi, in effetti, io non parli poi così bene né inglese né francese è un altro discorso. Diciamo che so fingere bene. Finché la gente ci crede..

Cambiando discorso, il viaggio ad Amsterdam è organizzato. Ottimo. Conviverò per due giorni a stretto contatto con un napoletano e un lecchese. Che direbbe di me Umberto Bossi?

domenica 18 gennaio 2009

alla scoperta dell'africa - 1. rwanda

Noi europei siamo in generale abbastanza ignoranti per quanto riguarda l'Africa. Soprattutto abbiamo spesso l'idea che sia un tutt'uno omogeneo. Invece, parlando con i ragazzi africani qui a Bxl, mi sto rendendo conto sempre di più che ci sono grandi differenze tra i vari paesi. Almeno quante ce ne sono tra Italia e Belgio. Da qui nasce l'idea di tre interviste "parallele" (cioè in cui le domande sono sempre le stesse, anche se non c'è l'obbligo di rispondere a tutte) a tre ragazzi africani, per scoprire (e far scoprire) altri mondi.

Dema - Rwanda

Come ti chiami?
Dema

Cosa studi?
Studio al Politecnico

Da dove vieni?
Rwanda

Quanti abitanti ha il tuo Paese?
9 milioni (in Italia sono circa 60 mln n.d.r.)

Qual è la città più grande?
Kigali, con 3 milioni di abitanti

Quale religione praticano i rwandesi?
Islam e Cristianesimo

Chi governa?
Paul Kagame, da 5 anni

Che lavori fanno i rwandesi?
Agricolura e allevamento, in prevalenza

Quali sono gli sport più seguiti?
Calcio e basket

Qual è il panorama prevalente?
Colline. Il Rwanda è chiamato anche "Mille colline"

Qual è la cosa più strana che hai trovato in Europa?
Alessandro

E la più curiosa del tuo Paese?
Dema

(français)

fete pour l'anniversaire de rosario

Tanti auguri Rosario. Serata a lui dedicata ieri, con tanto di cappello-torta, cena al Belga e birra al vecchio mercato di St. Gery - nonostante le proteste di Ugo, che non ama il posto (qui le foto).



Contentissimo perché la serata è stata carina, i meccanismi del gruppo sono ormai ben oliati e soprattutto sta diventando realtà la possibilità di chiudere l'Erasmus con una puntata ad Amsterdam, a cui tengo un sacco.

A un certo punto della serata abbiamo anche rivangato i primissimi giorni dell'Erasmus, le prime uscite, l'impressione che a prima vista ognuno aveva suscitato (a proposito: più o meno tutti erano sembrati antipatici a qualcuno). Questi mesi sono passati in un lampo. Eppure abbiamo fatto un mucchio di cose. Per molto tempo l'Erasmus mi è sembrata una cosa irreale. Mi sembrava impossibile aver fatto questa scelta, viverla.

Mentre vagavo nel parco del Cinquantenario al crepuscolo, ho ripensato a come è nata l'idea. Non ci avevo mai pensato. Certo, al secondo anno mi ero informato per un periodo di studio nel New Jersey. Però in realtà non ero convinto e infatti ho accolto con un certo inconfessabile sollievo la notizia che - a causa della mancanza di fondi - l'Università americana non avrebbe accolto studenti (tra l'altro il mio inglese all'epoca era impresentabile).
Pensavo poi che l'Erasmus fosse fatto soprattutto da gente che voleva scappare da qualcosa o da qualcuno (spesso un o una ex, i genitori) o semplicemente che cercasse da altre parti qualcosa che non riusciva a trovare a casa (libertà, serenità, un'idea sul proprio futuro, una ragazza). Spesso è davvero così. Ma l'aspetto formativo e di crescita, quello non lo consideravo. Così come non pensavo che - in fondo - ognuno decide come e perché viversi il suo Erasmus, e che ogni storia è diversa dalle altre.

A farmi cambiare punto di vista fu un giovanissimo assistente di Onida, il professore con cui faccio la tesi, che un giorno - dopo un seminario di giustizia costituzionale comparata in cui avevo partecipato con buoni interventi - mi disse: "Lei è molto bravo, complimenti. Che media ha? Ah, bene. Quindi l'anno prossimo va in Erasmus! Come perché? Perché tutti quelli bravi ci vanno, è un'esperienza unica, vedrà".
Una vacanza coi miei a Bruxelles (che ho trovato perfetta per me; e ovviamente è anche "the capital of the EU") ha dato consistenza all'idea, che è stata poi rinforzata dai miei, soprattutto da mio padre - molto più convinto di me, all'inizio (grazie papi!).

E così.. eccomi qui. Il fatto di essere verso la fine mi ha fatto ripensare all'inizio.

Ah ovviamente l'assistente di Onida aveva ragione. Sono molto più cresciuto in questi mesi di quanto sarebbe successo durante il normale primo semestre alla Statale.

sabato 17 gennaio 2009

au revoir ilaria!

Ilaria parte. E' la prima Erasmus del piccolo gruppo di Little Italy ad aver finito il suo Erasmus. Per la verità, mentre scrivo dovrebbe essere già arrivata a casa.

Ieri sera al Caffé Belga, place Flagey, abbiamo brindato al suo ritorno in patria (guarda le foto).

Forse è stata la malinconia per la prima partenza, ma oggi pomeriggio - dopo aver persino un po' studiato - sono uscito a farmi un giro. Solitario. Volevo iniziare a imprimermi bene i ricordi, certi particolari, certi scorci di questa città che sembra diversa dietro ogni angolo.

Così sono andato in uno dei quartieri che più mi sono sembrati interessanti ma che meno ho esplorato: il quartiere europeo.
A prima vista non sembra bello. Certo, ci sono Berlaymont (sede della Commissione) e Charlemagne (sede del Consiglio) ed è carino vederli "dal vivo" e non in TV. Ma a parte questo, solo palazzoni e larghe strade piene di auto che sfrecciano. Poco vivibile (a differenza del resto di Bxl, che è a misura d'uomo. O per lo meno a misura di Buzz). Eppure.. Basta imboccare una traversa, fare 50 metri e ci si ritrova in un quartiere piccolo e carino, pieno di case Art Nouveau dal sapore novecentesco. Ho vagato per uno po', passando anche dal parco del Cinquantenario - fascinoso nel crepuscolo - e dall'European Bookshop.

venerdì 16 gennaio 2009

sounds jazz club

Era pragmaticamente chiamato "Party di fine esami (o di metà esami per chi ne ha ancora". Con un titolo così, uno che aveva ancora esami (tipo me) non poteva non andarci. E così ho scoperto il Sounds Jazz Club (qui le foto), forse il posto che mi piace di più da quando sono qui. E' un peccato averlo trovato solo ora.

giovedì 15 gennaio 2009

j'ai écrit

"J'ai écrit". Così risponde Lindsey abitualmente quando le chiedono come è andato uno scritto. E così anch'io: ho scritto.

Oggi ho avuto il secondo esame, che verrà riconosciuto in Italia e che era il più grosso e importante dei tre. Anche il più difficile, perché era scritto.
E a me gli scritti non piacciono. Intanto sono faticosi: scrivere pagine e pagine a mano è uno sbatti. Poi se hai fatto una cavolata lo scopri subito (confrontandoti con gli altri) ma il voto devi aspettarlo (con timore, se hai fatto la cavolata) per chissà quanto tempo. Inoltre in francese è ovviamente più difficile, devi stare attento a come si scrive una parola, agli accenti (c'era il dizionario ma non il tempo per usarlo).
Infine lo ammetto: per il mio animo teatrale, l'orale è molto più divertente.

L'esame di Droit européen de la concurrence non era facile. Quattro casi pratici da analizzare (due abusi di posizione dominante, una concentrazione e uno scambio di informazioni, se ho ben capito) in 2 o 3 pagine ciascuno. Ho scritto tutto quello che sapevo (e sapevo più o meno tutto) ma ovviamente questo non bastava. Non basta mai se l'esame è su casi pratici. Devi anche saper dare la soluzione. O per lo meno indicare varie soluzioni possibili. E' il difficile (ma anche il bello e l'utile) degli esami fatti così.
A un primo confronto con gli altri, uscito dall'aula, non dovrei aver fatto cavolate. Vedremo. Per ora "j'ai écrit".

Aggiungo anche una delle tante bizzarie dei belgi: l'esame era dalle 12 alle 15. Cioè all'ora di pranzo per tutti (le 12 per i belgi, le 13 per gli italiani, le 14 per gli italiani del Sud, le 15 per gli spagnoli). Ma c'è un vantaggio: la mattinata è libera e lasciata al dolce-far-nulla. Io ne ho approfittato per andare a correre (facendo poi colazione alle 11.45 quando Charlotte si accingeva a pranzare).

Ah dimenticavo un'altra cosa strana: ieri sera ho fatto impazzire Corentin e François in crisi di astinenza da alcol scolandomi una birra davanti a loro. "Non si beve durante il blocus!" mi hanno detto (rimproverandomi). Mah..

mercoledì 14 gennaio 2009

italianità

Prendo spunto dall'ultima misura proposta dalla Lega Nord per fare una riflessione un po' più ampia (e, si spera, più alta).

Il partito dei ministri Bossi e Maroni ha recentemente proposto di far pagare agli immigrati un contributo per il rinnovo del permesso di soggiorno. L'importo è ancora da decidere (si va dai 10 ai 400 euro e mi sembra che ci sia una certa differenza) ma le critiche sono già piovute da tutte le parti e non è il caso di aggiungervi la mia. Rilevo solo che questa misura, rendendo più difficile la vita agli immigrati regolari, potrebbe portare a un aumento dell'immigrazione clandestina il cui contrasto è già arduo, anche alla luce dei tagli alle risorse delle forze dell'ordine incaricate di pattugliare le coste.

Prendo spunto da questa proposta per osservare che mi sembra serpeggi in Italia (ma non solo, anche qui in Belgio) una forte paura di confronto, anzi di contatto, con persone diverse per cultura, religione, usanze. Sono tanti a temere o comunque a opporsi a un modello di società "multietnica", proponendo di chiudersi a riccio in difesa delle proprie usanze e della propria cultura (il Cristianesimo, in quest'ottica, non è altro che un "pezzo" della cultura - o, peggio, delle proprie usanze - e la fondamentale dimensione della fede personale viene messa da parte. Ma questo è un altro discorso) per evitare il più possibile che altri le possano contaminare. E che esse (usanze, tradizioni) possano dissolversi, annacquarsi, sparire.

Eppure quest'esperienza dell'Erasmus, in cui sono a confronto e contatto quotidiano con persone diverse da me (anche extracomunitarie), mi sta mostrando il contrario.

Non mi sono mai sentito tanto italiano - e, dirò di più, tanto milanese - come in questi mesi.
Sono gli altri i primi a farmelo notare: "Si vede che sei italiano: gesticoli, mangi sempre pasta e pomodori e fai er piacione". Ed è vero (salvo per il fatto che faccio er piacione), ho queste caratteristiche e sono caratteristiche nazionali (ovviamente non le sole) che sono contento di avere. Solo che non me ne ero mai accorto, prima di trovarmi accanto a persone che non le avevano.
Stessa cosa con gli altri ragazzi italiani: "Si vede che sei milanese, hai l'accento, sei puntuale e ti infastidisce il ritardo, mangi in fretta e quando parli di Milano lo fai con una certa grandeur (Milano è la città più grande, più ricca, più europea, etc etc)". E anche questo è vero.

Le differenze esistono, anzi è proprio questo il bello. Il bello e il difficile, perché il problema sta nel convivere pur essendo diversi. E' uno sforzo, ma ne vale la pena. Alla fine ci si sente un italiano (milanese) un po' più ricco di prima.

lunedì 12 gennaio 2009

un personaggio interessante

Così, tanto per parlare di Erasmus.
Erasmo nacque probabilmente a Rotterdam, anche se scoperte recenti suggeriscono che fosse nato in realtà a Gouda, sempre in Olanda. Malgrado sia spesso associato con Rotterdam, Erasmo visse in questa città soltanto la primissima infanzia e non vi tornò mai più.
L'anno di nascita non risulta da documenti certi e potrebbe anche essere il 1466.
A partire dal 1499, effettuò viaggi in Francia, in Inghilterra e in Italia entrando in contatto con i più importanti centri culturali, tenendovi lezioni e conferenze, e studiando gli antichi manoscritti. Tenne inoltre una fitta corrispondenza con alcuni dei personaggi più importanti del suo tempo.
(...)
La sua polemica contro alcuni aspetti della vita della Chiesa cattolica non nacque da dubbi sulla dottrina tradizionale né da ostilità verso l’organizzazione in sé della Chiesa, ma, piuttosto, da un'esigenza di purificare la dottrina stessa e di salvaguardare le istituzioni del Cristianesimo dai pericoli che le minacciavano, quali la corruzione, l'interesse di pontefici guerrieri come papa Giulio II all'ampliamento dello Stato della Chiesa, la vendita delle indulgenze, il culto smodato delle reliquie.
Come studioso cercò di liberare i metodi della scolastica dalla rigidità e dal formalismo della tradizione medievale. Egli si riteneva un predicatore della virtù, e questa convinzione lo guidò per tutta la vita mentre cercava di rigenerare l'Europa mediante una critica profonda e coraggiosa alla Chiesa cattolica. Tale convinzione rappresenta il filo conduttore di un’esistenza che, altrimenti, potrebbe sembrare piena di contraddizioni.
Tuttavia con il passare degli anni le posizioni estremiste presero il sopravvento su quelle moderate ed Erasmo si trovò sempre più in contrasto sia con le chiese riformate che con quelle cattoliche perché entrambe erano fortemente opposte alla sua visione moderata.
(...)
Erasmo condivideva, in effetti, molti corollari della critica luterana alla Chiesa cattolica, ad esempio nei confronti delle indulgenze e dei formalismi esteriori del clero, come pure la necessità di un ritorno allo spirito originario del cristianesimo. Sarà invece il punto centrale della dottrina luterana (quello che negava l'esistenza del libero arbitrio) a tenere divisi i due personaggi. Erasmo aveva il massimo rispetto per Martin Lutero e, a sua volta, il riformatore manifestò sempre ammirazione per la superiore cultura di Erasmo. Lutero sperava di potere collaborare con Erasmo in un’opera che gli sembrava la continuazione della propria.
Erasmo, invece, declinò l’invito ad impegnarsi, affermando che se avesse seguito tale invito, avrebbe messo in pericolo la propria posizione di guida di un movimento puramente intellettuale, che riteneva essere lo scopo della propria vita. Soltanto da una posizione neutrale – riteneva Erasmo – si poteva influenzare la riforma della religione. Erasmo rifiutò dunque di cambiare confessione, ritenendo che vi fossero possibilità di una riforma anche nell’ambito delle strutture esistenti della Chiesa cattolica.
A Lutero tale scelta parve un mero rifiuto ad assumersi le proprie responsabilità motivato da mancanza di fermezza o, peggio, da codardia.
Fu allora che Erasmo – contrariamente alla sua natura – prese posizione per due volte su questioni dottrinalmente controverse.
  • La prima volta fu sul tema cruciale del libero arbitrio. Nel 1524 con il suo scritto "De libero arbitrio diatribe sive collatio" egli satireggiò la dottrina luterana del "servo" arbitrio. In ogni caso nella sua opera egli non prende una posizione definitiva, ma ciò agli occhi dei luterani rappresentava già una colpa. In risposta Lutero nel 1525 scrisse il "De Servo Arbitrio", nel quale attaccava direttamente Erasmo tanto da affermare che quest’ultimo non sarebbe stato neppure un cristiano.
Mentre la Riforma trionfava, iniziarono però anche quei disordini sociali che Erasmo temeva e che Lutero riteneva inevitabili: la guerra dei contadini, l'iconoclastia, il radicalismo che sfociò nei movimenti anabattisti in Germania e Olanda. Erasmo era felice di essersene tenuto lontano, anche se, in ambienti cattolici, lo si accusava di essere stato il fomentatore di tali discordie.
A dimostrazione della sua lontananza dalla Riforma, quando nel 1529 Basilea adottò le dottrine riformate, Erasmo si trasferì nella vicina città imperiale di Friburgo, rimasta cattolica.
(...)
  • La seconda grande questione alla quale Erasmo prese parte fu quella della dottrina dei sacramenti e, in particolare, del valore dell'Eucarestia (...) confermava la propria fede nella dottrina cattolica della presenza reale di Cristo nell'ostia consacrata. 

Inviso ormai ad ambo gli schieramenti – il 19 gennaio 1543 i suoi libri sarebbero stati bruciati a Milano insieme a quelli di Lutero – Erasmo morì la notte fra l'11 e il 12 luglio a Basilea, dove era tornato per controllare la pubblicazione dell’Ecclesiaste. Fu sepolto nella cattedrale ormai dedicata al culto riformato, sebbene egli fosse sempre rimasto cattolico.

(fonte: Wikipedia)

domenica 11 gennaio 2009

due storie

Oggi racconto due storie di due persone che hanno suscitato la mia ammirazione nei giorni scorsi.

La prima si chiama Ruggero ed è un mio compagno di università alla Statale. Il primo anno studiò pochissimo e male. Tant'è che degli 8 esami previsti dal piano di studi, ne fece meno della metà (mentre io li feci tutti). Alla fine dell'anno aveva anche pensato di cambiare facoltà e trasferirsi a filosofia. Non lo fece.
Smise di frequentare le lezioni dicendo che, essendo indietro, aveva bisogno di più tempo per studiare e doveva quindi stare a casa. Per informazione, questa frase (almeno a giurisprudenza) è spesso l'anticamera dell'abbandono. Invece Ruggero mi stupì: tra il primo semestre del secondo anno e il primo del terzo recuperò tutti gli esami (con una buona media). L'altro giorno è arrivato a -3 dalla laurea e sta già lavorando alla tesi. In altre parole è più avanti di me (anche se ovviamente non è una gara). L'ho chiamato per fargli i complimenti. Mi ha risposto: "Sì, sono avanti, però a causa del cazzeggio del primo anno non ho potuto fare l'Erasmus. Quindi, da un altro punto di vista, sei più avanti tu".
La storia la racconto per i lettori del blog che si apprestano a finire le superiori o sono al primo anno di università e la morale è semplice: un inizio stentato dell'università è normale, ci sta. L'importante è poi trovare un metodo di studio e soprattutto sbattersi (e per questo serve grande forza di volontà e passione per quello che fai).

La seconda storia ha per protagonista Lindsey, che oggi è tanto contenta. E' arrivata sua mamma dal Camerun. Non si vedevano da un anno e mezzo. Lindsey ha solo 18 anni e vive in un paese straniero (e freddo: -10 questa settimana). Complimenti per il coraggio.

sabato 10 gennaio 2009

pane e burro

La mia belgizzazione alimentare è ahimè ormai quasi totale.
Stasera zuppa e pane.. imburrato!

blocus


I belgi, con la loro straordinaria fantasia nell'inventare nomi (ricordate la "semaine tampon"?) lo chiamano "blocus": è il periodo di esami.
Si chiama così perché i ragazzi belgi per due settimane (gli esami qui sono molto concentrati, solo io ho avuto un calendario quasi italiano) si chiudono in casa a studiare. Bloccati lì.
E ahimè anche gli italiani si stanno facendo prendere da questa terribile malattia.
Prendiamo ieri sera. Faccio un giro di telefonate. "Ho il raffreddore..", "devo studiare..", "preferisco guardarmi un film a casa..", "sono stanco.." insomma nessuno che usciva. Mi sono ridotto a bere una birra con Nuria e gli spagnoli (meno male che per loro è sempre fiesta!).
Ma quando torna Ugo? Lui di certo non si farebbe bloccare.
Intendiamoci, non ho mica intenzione di fare le 5 del mattino. E' solo che dopo una giornata passata a studiare (ora è Droit de la concurrence, più pesante di quello già dato) la sera l'ultima cosa che voglio fare è vegetare nella stessa stanza dove sono stato tutto il giorno.

venerdì 9 gennaio 2009

galette du Roi

Il 6 gennaio qui hanno una tradizione strana: si mangia la "Galette du Roi" (guarda le foto). E' una torta nella quale c'è un pezzettino di qualcosa (nella nostra un pupazzetto piccolissimo di Harry Potter) e chi lo trova nella sua fetta diventa il Re (con tanto di corona) e sceglie una regina, dopo di che... non fanno assolutamente niente! Bella tradizione, vero?

giovedì 8 gennaio 2009

droit judiciaire - il caso

Questo il quesito dell'esame. Non mi dispiacerebbe occuparmi di affari del genere per lavoro. Ma si vedrà.

Una società belga stipula un contratto con una società tedesca affinché questa trasporti delle merci in Siria.
Le fatture della società belga prevedono una clausola compromissoria in favore dei tribunali belgi; quelle della società tedesca in favore dei tribunali tedeschi. In Siria c'è un incidente e le merci vengono danneggiate.


La società belga adisce il tribunale di Bxl domandando il risarcimento per la mancata esecuzione del contratto. La citazione è inviata il 2 del mese e arriva il 6. Il 4 la società tedesca adisce il tribunale di Amburgo domandando di accertare che essa non ha alcuna responsabilità.


Il giudice belga può inviare un perito in Siria per constatare i danni?
La società belga avrebbe potuto utilizzare un mezzo processuale più efficace?

droit judiciaire européen et international

19/20. Se venisse riconosciuto in Italia sarebbe 30.

"Excellent! Le meilleur examen que j'ai entandu! Mieux que les étudiants belge!"
(M. le prof. Boularbah)

mercoledì 7 gennaio 2009

tanti auguri!!

E ancora proteggi
la grazia del mio cuore
adesso e per quando tornerà
l'incanto.
L'incanto di te..
di te vicino a me.


(Vinicio Capossela, Ovunque proteggi)

martedì 6 gennaio 2009

il faut étudier

Da quando sono tornato - ma in realtà anche durante le vacanze di Natale - sto studiando. L'Erasmus è anche questo, soprattutto a gennaio: entro il 24 gennaio dovrò fare 3 esami, più Français langue étrangère.

Il primo è giovedì 8 e si chiama Droit judiciaire européen et international.

Faccio in anticipo alcune precisazioni.
Innanzitutto sui voti: qui il massimo è 20. A quanto dicono i ragazzi belgi, 14-15-16 sono un buon voto, 17-18 sono voti altissimi, 19-20 non viene quasi mai dato e chi lo prende non si limita a sapere alla perfezione l'oggetto della materia, ma ha fatto anche qualcosa di più, un approfondimento personale.
La seconda precisazione è che questo esame di giovedì difficilmente sarà riconosciuto a Milano, perché non esiste da noi un corso equivalente, ha soltanto 2 ECTS e comunque non è nel mio piano di studi. Immagino che la domanda sorga spontanea: perché lo faccio?
Per tre ragioni:
1) perché un altro esame (per il quale esiste nel mio piano di studi un corso equivalente) ha un numero di crediti un po' basso (3), per cui il prof. di Milano potrebbe fare qualche storia e nel caso gli suggerirei di considerare Droit judiciaire come un'integrazione (sperando che accetti, il che è tutt'altro che scontato);
2) perché anche se non venisse riconosciuto come esame di diritto, verrebbe riconosciuto come accertamento di lingua francese (il superamento dell'esame di Français langue étrangère non vale, almeno secondo le regole della Statale);
3) perché è un argomento interessante e utile in prospettiva lavoro (ed è la ragione principale), dato che tratta delle più importanti questioni giuridiche che ci si trova ad affrontare nell'ambito di un litigio internazionale (conflitti di giurisdizione, raccolta di prove all'estero, misure cautelari su beni all'estero, esecuzione di una sentenza straniera).

Non sono particolarmente preoccupato. Ho studiato bene, ripetendo due volte gli appunti, confrontandoli con quelli dei compagni, leggendo le sentenze e persino qualche articolo di approfondimento. La lingua non la ritengo più un grosso ostacolo. Vedremo giovedì se le buone sensazioni saranno confermate.

In ogni caso il ritmo di studio non è affannoso, non sono né in "codice rosso" (sveglia alle 8 o anche prima, pausa pranzo di mezz'ora, studio anche la sera) né arancione (sveglia prima delle 9, pausa pranzo di un'ora, studio tutto il giorno), diciamo semplicemente giallo (inizio alle 10, pausa pranzo di un'ora e mezza, niente studio la sera).

Domenica sera sono andato al Delirium a bere una birra con Gianni, che ha fatto il mio stesso liceo ed è stato mio collega alla "Settimana" ed ora fa l'istituto De Martino (la scuola post laurea per giornalisti dell'Ordine della Lombardia), che è a Bxl a fare uno stage all'Ansa.
Sono contento per lui, è davvero vicino a diventare giornalista, suo obiettivo da tempo. E una volta anche mio.

Ieri sera invece ho visto Batman-the Dark Knight da Fruche.

Ora torno a Droit judiciaire.

lunedì 5 gennaio 2009

gaza

The situation in Gaza is terrible. EU, USA, Israel and Palestine should do an effort to manage it. I think that there are some points on which everybody should agree. If not, there won’t be any solution.

1) The right of Israeli people to live in peace in that land;
2) The right of Palestinian people to live in peace in that land;
3) The duty of everybody to let food and drugs come in into that land;
4) The duty of everybody to avoid civilian victims; who killed them must be punished according to the international criminal law;
5) The fact that everybody should renounce to part of his claims to get peace.

Israel should understand that if it’s seen as an enemy, as a conqueror, as the cause of the lack of food and drugs, it won’t be safe.
Palestinian people should understand that they cannot win a war against Israel and that who breaks the peace causing Israeli reaction is not a hero but the main cause of Palestinian’s troubles.

Two years ago a similar situation (in Lebanon) was managed by a strong European Union in a pretty good way, (thanks to Mr. D’Alema and Mr. Prodi too).
An international mission of peace keeping in the area during the negotiation between Abu Mazen and Israel should be considered.


La situation à Gaza est terrible. L’UE, les USA, Israël et les Palestinien doivent faire un effort pour la résoudre. Je pense qu’il y a certains affirmations sur lesquelles il faut être d’accord. Si non, il ne sera pas possible de réussir à obtenir la paix.

1) Le droit des Israéliens de vivre en paix et sécurité dans celle terre ;
2) Le droit des Palestiniens de vivre en paix et sécurité dans celle terre ;
3) Le devoir de tout le monde de faire entrer la nourriture et le médicaments dans celle terre ;
4) Le devoir de tout le monde d’éviter victimes civiles et de punir, selon le droit pénal international, qui les a tuées ;
5) Le devoir de toutes parties de renoncer à pars de leur requêtes pour obtenir la paix ;

Israël doit comprendre que s’il est vu comme un ennemi, comme un conquérant, comme la cause de la pénurie de nourriture et médicaments, il ne sera jamais en sûreté.
Les Palestiniens doivent comprendre que ils ne peuvent pas gagner une guerre contre Israël et que qui va violer la paix pour causer la réaction israélienne il n’est pas un héros mais la cause principale de leurs maux.

Il y a deux ans une situation similaire (en Lebanon) avait été résolue par une Union Européenne unie et fort (grâce, entre les autres, à M. D’Alema et M. Prodi).
Je pense que il faut commencer à prendre en considération l’hypothèse d’une force de peace keeping dans la région pendant les négociations entre Abu Mazen et Israël.


La situazione a Gaza è terribile. L’UE, gli USA, Israele e i Palestinesi hanno il dovere di fare uno sforzo per risolverla. Penso che ci siano certi punti chiave sui quali tutti devono trovarsi d’accordo. Altrimenti la pace resterà un miraggio irraggiungibile.

1) Il diritto degli Israeliani di vivere in pace e sicurezza in quella terra;
2) Il diritto dei Palestinesi di vivere in pace e sicurezza in quella terra;
3) Il dovere di tutti di far entrare in quella terra gli aiuti umanitari;
4) Il dovere di tutti di evitare vittime civili e di punire, secondo il diritto internazionale penale, chi le causa;
5) Il dovere di entrambe le parti di rinunciare a parte delle loro pretese al fine di ottenere la pace;

Israele deve rendersi conto del fatto che, se è visto come un nemico, un conquistatore, come la causa della mancanza di cibo e medicine, non potrà mai essere sicuro.
I Palestinesi devono comprendere che non possono vincere la guerra con Israele e che chi viola la pace al fine deliberato di provocare una reazione israeliana senza tenere in nessun conto le conseguenze che questo avrà sulla popolazione civile, non è un eroe ma la causa principale dei loro mali.

Due anni fa una situazione simile (in Libano) si è stabilizzata e in parte risolta a causa dell’intervento di un’Unione europea unita e forte (grazie, tra gli altri, a D’Alema e Prodi).
Penso che sia tempo di prendere in considerazione l’ipotesi di inviare una forza internazionale di peace keeping che mantenga il cessate il fuoco durante i negoziati tra Abu Mazen e Israele, che devono riprendere al più presto.

sabato 3 gennaio 2009

ritorno a solbosh

Bene, rieccomi a Bxl! Atterrato con un'ora di ritardo (ma con il volo meglio pilotato da settembre) ho dovuto aspettare le 16 per il pranzo che, per entrare subito in clima, è stato a base di frites e fricadelle nella celeberrima friterie di place Flagey. E avendole riassaggiate posso finalmente dire la mia su quale siano le migliori della città: per me vince place Jordan. Più grosse e croccanti.

Arrivato a casa ho scoperto di essere un po' pirla. Avevo spento il frigo prima di partire (sono ecologista, che diamine!) e ovviamente il ghiaccio si è sciolto. Inondando una vaschetta. Che naturalmente ho tolto con malagrazia senza accorgermi del suo contenuto, che si è allegramente sparso sul pavimento della stanza, allagandolo.

Poi ho acceso il mac e internet non andava. Come? Perché? Dopo averci perso più di mezz'ora (con relativo umore nero) senza risolvere niente, ho deciso di applicare una delle leggi fondamentali dell'informatica: spegnere tutto, lasciare riposare per qualche tempo, riaccendere. Così sono andato a fare la spesa (il frigo era pieno solo di acqua stagnante) e al mio ritorno... internet funzionava!! Come amo l'informatica! Ci pensate che c'è anche gente pagata per insegnarla? E magari la chiama anche scienza...

Scherzi a parte, la sorpresa più brutta al rientro è stata che Rosario - che doveva essere rientrato ieri da Napoli - per varie questioni ha posticipato il rientro. Quindi sono tutto solo, il primo degli italiani già a Bxl.
Almeno ci sono i colocs. Appena sono arrivato ho visto Lindsey che mi ha detto che c'erano quasi tutti. "Ehi! Tout le monde est là et il n'y a personne qui vient a me dire bonjour?!" ho gridato. E infatti sono sbucati dalle loro stanze Laurie e Corentin. Francois è sbucato dalla sua tana (non si può chiamarla stanza). E mi hanno dato il benvenuto. Ma breve, perché poi tutti sono tornati a studiare. Sarà un mese così.

Mi sa che stasera studio. L'esame è giovedì.

venerdì 2 gennaio 2009

capodanno

Capodanno bellissimo sulla neve.


Buon 2009 a tutti!

grand place, bruxelles

grand place, bruxelles