martedì 27 gennaio 2009

serata jazz contro la pigrizia

Mai farsi vincere dalla pigrizia. Ieri sera stavo cedendo. C'era una jam session al Jazz Club di place Coq, il locale di Bxl che mi piace di più e che purtroppo ho scoperto solo nell'ultimo mese. Ugo e Rosario stanchi hanno paccato, Alessandra aveva una cena. Insomma o da solo o niente. La tentazione di stare a casa era forte. Però poi mi sono detto: a casa passerei due ore a fare niente al computer, girando venti volte gli stessi siti; là ci vado per la musica e quella la posso ascoltare anche da solo. Così sono uscito.

Serata stupenda. Sono stato un paio d'ore ad ascoltare le acrobazie dei vari musicisti. C'erano anche altri seduti da soli. Poi ho scoperto che anche loro suonavano. Tiravano fuori la chitarra, la tromba o il sax (tra l'altro, lo sapevate che è un'invenzione belga?), salivano e facevano un pezzo o due.
Confesso che ho avuto il forte desiderio di salire anch'io. Però è sei mesi che non tocco un tasto del piano, il rischio di una prestazione penosa era troppo alto e ho lasciato perdere.
A un certo punto mi sono messo a chiaccherare col vicino, un Lettone che lavora come traduttore al Parlamento europeo e suona il clarinetto. "Good luck! Maybe we will meet in a jazz club in Milan" mi ha detto quando a mezzanotte, da bravo Cenerentolo che doveva prendere il bus, me ne sono andato.

Non ho mai sentito così tanto jazz dal vivo come in questi mesi. Eppure mi è sempre piaciuto "quel suono affascinante che comunque ancora un po' è diverso" (Alex Britti). Però per vari motivi (tra cui per esempio il fatto che qui bastano 15 minuti di bus - e posso anche farmeli da solo - e a casa ne servono 30 minuti in macchina - e in mancanza di compagnia la pigrizia vince) ho sempre sentito pochi concerti.

Più in generale mi sono accorto che qui ho fatto un sacco di cose che in fondo avrei sempre voluto fare, ma che non avevo mai fatto o fatto raramente: dalle frites con salsa samurai alle 2.30 di notte, alla boxe française, ad altre piccole cose. E sia chiaro, nessuno me le aveva impedite. Forse è stata la pigrizia, forse la mancanza di voglia di dover dare spiegazioni (immaginatevi se una sera saltassi su: "ah mondo, stasera prendo la macchina e vado a Milano a sentire un concerto. Come con chi? Da solo.." direi che un "Perché?" non me lo leverebbe nessuno). Forse un po' la mancanza di coraggio, l'idea che "posso sempre farlo un'altra volta". In un certo senso, credo che ci sia un modo "Erasmus" di vivere, ed è farsi guidare dal coraggio senza ascoltare la pigrizia, senza rimandare le cose che a uno piacciono ed ha voglia di fare.
Questo si può fare anche a Milano che in fondo è "vicino all'Europa" (Lucio Dalla; sì oggi sono musicale). Mentre ero seduto al tavolo ieri ci ho pensato. E' tempo di tornare.

Nessun commento:

grand place, bruxelles

grand place, bruxelles