domenica 18 gennaio 2009

fete pour l'anniversaire de rosario

Tanti auguri Rosario. Serata a lui dedicata ieri, con tanto di cappello-torta, cena al Belga e birra al vecchio mercato di St. Gery - nonostante le proteste di Ugo, che non ama il posto (qui le foto).



Contentissimo perché la serata è stata carina, i meccanismi del gruppo sono ormai ben oliati e soprattutto sta diventando realtà la possibilità di chiudere l'Erasmus con una puntata ad Amsterdam, a cui tengo un sacco.

A un certo punto della serata abbiamo anche rivangato i primissimi giorni dell'Erasmus, le prime uscite, l'impressione che a prima vista ognuno aveva suscitato (a proposito: più o meno tutti erano sembrati antipatici a qualcuno). Questi mesi sono passati in un lampo. Eppure abbiamo fatto un mucchio di cose. Per molto tempo l'Erasmus mi è sembrata una cosa irreale. Mi sembrava impossibile aver fatto questa scelta, viverla.

Mentre vagavo nel parco del Cinquantenario al crepuscolo, ho ripensato a come è nata l'idea. Non ci avevo mai pensato. Certo, al secondo anno mi ero informato per un periodo di studio nel New Jersey. Però in realtà non ero convinto e infatti ho accolto con un certo inconfessabile sollievo la notizia che - a causa della mancanza di fondi - l'Università americana non avrebbe accolto studenti (tra l'altro il mio inglese all'epoca era impresentabile).
Pensavo poi che l'Erasmus fosse fatto soprattutto da gente che voleva scappare da qualcosa o da qualcuno (spesso un o una ex, i genitori) o semplicemente che cercasse da altre parti qualcosa che non riusciva a trovare a casa (libertà, serenità, un'idea sul proprio futuro, una ragazza). Spesso è davvero così. Ma l'aspetto formativo e di crescita, quello non lo consideravo. Così come non pensavo che - in fondo - ognuno decide come e perché viversi il suo Erasmus, e che ogni storia è diversa dalle altre.

A farmi cambiare punto di vista fu un giovanissimo assistente di Onida, il professore con cui faccio la tesi, che un giorno - dopo un seminario di giustizia costituzionale comparata in cui avevo partecipato con buoni interventi - mi disse: "Lei è molto bravo, complimenti. Che media ha? Ah, bene. Quindi l'anno prossimo va in Erasmus! Come perché? Perché tutti quelli bravi ci vanno, è un'esperienza unica, vedrà".
Una vacanza coi miei a Bruxelles (che ho trovato perfetta per me; e ovviamente è anche "the capital of the EU") ha dato consistenza all'idea, che è stata poi rinforzata dai miei, soprattutto da mio padre - molto più convinto di me, all'inizio (grazie papi!).

E così.. eccomi qui. Il fatto di essere verso la fine mi ha fatto ripensare all'inizio.

Ah ovviamente l'assistente di Onida aveva ragione. Sono molto più cresciuto in questi mesi di quanto sarebbe successo durante il normale primo semestre alla Statale.

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grand place, bruxelles

grand place, bruxelles