giovedì 18 dicembre 2008

ce matin je me suis réveillé très tôt...

Ce matin je me suis réveillé très tôt. Je ne sauvais plus dormir. D’une partie, ça a été à cause de la nourriture de hier soir, avec l’oignon et la terrible sauce africaine au piment de Lindsey (et les bière que j’ai du boire après). Mais surtout c’est à cause du fait que aujourd’hui je pars. Est-ce que j’ai envie de partir ? Bien sur, oui. Ma famille, mes amis, surtout Monica, ils me manquent. Mais maintenant je suis un peu malheureux. Parce que aujourd’hui la partie la plus grosse de l’Erasmus termine. Janvier sera très vite et tout le monde devra étudier.

Hier soir on a fait (moi et mes colocs) le diner de Noel (ici les fotos). Dans la même salle j’avais presque toutes les personnes (non italiennes) avec lesquelles j’ai vécu dans ces mois d’Erasmus. Les filles ont fait la cuisine pour deux heures, moi et Fruche on a porté Père Noel-Corentin à donner des petits cadeaux aux autres locataires du bâtiment. Après il y a eu le diner, avec poulet, carottes, oignons et.. le dessert : fruits aux chocolat pour l’anniversaire de Fruche. Je me suis très bien amusé. Surtout je me suis senti partie d’un group. On rigolait ensemble. Ils m’ont rappelé certains bêtises que j’avais faits (et après oubliés). Finalement je suis triste de les quitter et je serai encore plus triste en janvier.

Si je regarde ma (encore bref) vie, je peut dire d’avoir eu beaucoup de chance. J’ai vécu beaucoup d’expériences belles et importantes, qui m’ont rendu plus riche, depuis la Journée mondiale de la jeunesse du 2002. Chaque fois j’était craintif avant de partir et triste quand il fallait rentrer. Le pensé que, si j’avais eu des moments beaux, le futur en aurait donné des autres, il me donnait courage. Bien sur, il y a eu aussi des moments très difficiles, même si peu de personnes (père Silvio, mes parents) les ont connus. Mais je suis content d’avoir connu toujours des personnes magnifiques.
Je ne sais pas si j’ai eu seulement de la chance ou si je suis très capable de me rapporter avec les autres. Peut-être les deux.


Stamattina mi sono svegliato presto. Non riuscivo a dormire. Un po’ è stato a causa del cibo di ieri, con tutta quella cipolla e la terribile salsa africana al peperoncino di Lindsey (e le birre che l’hanno seguita). Ma soprattutto è a causa del fatto che oggi parto. Ho voglia di partire? Sicuramente sì. Mi mancano la mia famiglia, i miei amici, mi manca soprattutto Monica. Però l’emozione prevalente questa mattina è la malinconia. Perché oggi si conclude il grosso dell’Erasmus. Gennaio volerà e tutti dovranno studiare.

Ieri sera abbiamo fatto la cena di Natale coi colocs (qui le foto). Nella stessa stanza c’erano quasi tutte le persone non italiane che hanno abitato ogni giorno di questi mesi di Erasmus. Le ragazze hanno cucinato per due ore, mentre io e François abbiamo accompagnato Corentin-Père Noel a distribuire piccoli regali per tutto lo studentato. Poi la cena, con pollo, carote, cipolle e.. il dessert: frutta al cioccolato con gli auguri per il prossimo compleanno di François. Mi sono divertito tanto. La cosa più bella è che mi sono sentito perfettamente integrato nel gruppo: ridevo alle loro battute e loro ridevano alle mie, abbiamo ricordato qualcuna delle molte scemate che ho fatto finora (alcune le avevo persino dimenticate). Insomma mi spiace lasciarli e mi spiacerà ancora di più a gennaio.

Se riguardo la mia ancora breve vita mi rendo conto di essere stato molto fortunato. Ho vissuto tante esperienze belle e importanti, che mi hanno arricchito tanto, a cominciare dalla GMG del 2002. Ogni volta ero titubante prima di “partire” e triste quando dovevo “tornare”. Mi rafforzava il pensiero che, se avevo avuto tanti momenti belli, il futuro ne avrebbe riservati altrettanti. Intendiamoci: non è stato sempre così facile come sembrava, non sono mancati i momenti neri, anche se pochissimi (don Silvio, i miei genitori) ne sono stati al corrente. Ma non posso non dirmi soddisfatto soprattutto delle straordinarie persone che ho sempre incontrato.
Non so se questo è dovuto a fortuna o a una mia speciale capacità nel tessere relazioni interpersonali. Forse è dovuto a entrambe. Sul modo di trattare gli altri, però, vorrei raccontare una storia.

È quasi mezzogiorno, ho fame e sinceramente mi sto annoiando. Quando arriviamo a casa?
“Ci fermiamo un attimo a fare benzina” dice mio nonno. Uffa! La Kia entra da un distributore. “Arrivo subito” dice mio nonno slacciandosi la cintura di sicurezza. Lo guardo fuori dal finestrino. Speriamo si muova. Lo vedo parlare col benzinaio. Era proprio necessario scendere? Non bastava abbassare il finestrino e ordinare il pieno? Ecco l’omino che aziona la pompa, fa il pieno, la rimette a posto. Mio nonno tira fuori i soldi. Bene, ora ce ne andremo. Invece no. I due chiaccherano.
Ma di cosa? A malapena si conscono! Dopo un po’ decido che mi sto rompendo. Scendo.
“E dai, bene, mi saluti suo figlio, sono contento per lui. Ah, ecco il mio nipote maggiore. Lo conosce?”. Sorrido e saluto controvoglia. I due continuano a parlare del più e del meno ancora per qualche istante. Poi si salutano e risaliamo in macchina. Il tutto sarà durato 10 minuti. Un’eternità per un adolescente annoiato.
“Ma perché sei stato a chiaccherare tutto quel tempo? Era proprio necessario fare così il simpatico con un benzinaio?”. Mio nonno sorride e non dice niente.
Mi ci è voluto tempo per capire. Non si tratta di cortesia di facciata. Non si tratta di networking di convenienza. È riconoscere l’umanità nelle altre persone. Prendersi cura di loro, anche solo per qualche minuto. “I care”: mi importa. È una cosa che spesso è ripagata da affetto e rispetto. È un imperativo morale e, per un cattolico, un dovere religioso. Soprattutto, è il modo migliore che conosco per vivere. Anche in Erasmus. Grazie nonno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

pour nous auusi saches que tu vas beaucoup nous manquer.Juste après ton départ, nous nous sommes sentis vidés, tristes. Je suis sure qu'en janvier des larmes vont couler (en tout cas, ce sera surement mon cas).

grand place, bruxelles

grand place, bruxelles