domenica 28 dicembre 2008

gaza

Leggo da Repubblica la sequenza degli eventi.

Il 15 dicembre Israele libera oltre 200 prigionieri palestinesi.
Il 19 Hamas dichiara che la tregua con Israele è finita.
Il 21 Hamas inizia a lanciare missili sulle città israeliane di confine. Li lancia a casaccio, ovviamente. Nell'articolo del 25 dicembre leggo:

"Uno dei razzi lanciati ieri è caduto vicino a un parco giochi per bambini nella cittadina di Netivot, mentre un colpo di mortaio ha centrato in pieno una casa nel kibbutz Shaar Hanegev, facendo ingenti danni"

Niente morti. Ma non certo per calcolo. Diciamo per fortuna.
Il 27 dicembre, dopo giorni in cui si è arrivati anche a 10 lanci di missili palestinesi al giorno, Israele risponde con un raid. 400 morti e 1000 feriti.

Una reazione indubbiamente esagerata. Da fermare e condannare. Adesso.

Resta però una domanda. Se qualcuno avesse lanciato 80 missili in un giorno solo su Milano, saremmo stati 5 interi giorni ad aspettare senza reagire?

Nessuna trattativa per la pace potrà mai essere intavolata e portata a termine senza partire da un principio base, che ancora il mondo palestinese e arabo e parte dell'opinione pubblica occidentale non accettano: il diritto (diritto) degli israeliani di esistere e di vivere in pace e sicurezza in quelle terre.

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grand place, bruxelles

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