mercoledì 17 dicembre 2008

scientia vincere tenebras

Oggi ho frequentato l’ultima lezione all’ULB.

E’ il momento adatto per fare qualche valutazione sul metodo di insegnamento di qui. In gennaio ci saranno gli esami e non voglio che il mio giudizio sia influenzato da quello che avranno i professori.
Prima però devo fare qualche precisazione. Innanzitutto la mia valutazione non può che essere comparativa, cioè fatta avendo come parametro la Statale di Milano (l’unica altra Università che ho mai frequentato). Inoltre è una valutazione per forza di cose parziale: ho frequentato solo 3 corsi (più français langue etrangère, ma non conta) che ho scelto io, non ho quindi fatto esattamente il percorso che fanno gli studenti di qui.

In generale non ho trovato grande differenza né nella bravura degli insegnanti (in entrambi i casi generalmente molto preparati ed esperti) né nel modo di fare lezione.
Trovo che siano positive soprattutto due cose, che mi piacerebbe fossero imitate in Italia: il fatto che è prevista sin dal primo anno una certa quantità di lavoro pratico e il fatto che i due anni di specialistica sono davvero tali.
Giurisprudenza in Italia è quasi completamente teorica. Nessuno studente all’ultimo anno sarebbe in grado di redigere anche un semplice contratto di locazione (lo dico per esperienza personale). Il che non è positivo, perché significa che la preparazione non è completa.
Quanto al secondo aspetto, sia qui sia da noi lo studente sceglie un indirizzo: penalistico, privatistico, internazionalistico, etc.
Solo che all’ULB scegliere l’indirizzo pubblicistico (in alternativa a quello privatistico: sono due gli indirizzi base, che si diramano poi in varie options) con option penalistica significa fare materie come diritto penale comparato, questioni speciali di procedura penale, diritto penale sociale, protezione dell’infanzia, pratica del processo penale. Ci sono anche materie meno strettamente attinenti al campo penalistico, ma si tratta di diritto fiscale, diritto patrimoniale della famiglia, diritto commerciale, diritto giudiziario privato.
Da noi scegliere l’indirizzo penalistico significa fare (anche al quarto e quinto anno) esami “progrediti” di sociologia, filosofia, storia del diritto. Perché?
Sono d’accordo che è necessario avere una formazione teorica generale (e umanistica, non solo strettamente giuridica) di base. Ma la base è il triennio. Al biennio vorrei avere corsi che approfondiscano il campo scelto. E basta.

Nel complesso tuttavia ho l'impressione che la preparazione offerta dalla Statale risulti migliore. In altre parole, mi sembra che un laureato a Milano sia più preparato di uno dell’ULB. Per due ragioni.
La prima è che a Milano si lavora di più. Qui spesso le lezioni saltano. Talvolta la causa sono gli impegni di un professore (ma da noi in tal caso viene l’assistente, che è preparato e fa lezione, così che non si perde l’ora). Più spesso però si tratta di varie cause “istituzionali”: dalla semaine tampon, alla giornata dello sport, a quella di fondazione dell’Università, a quella nazionale belga.
Inoltre i syllabus, le dispense su cui si basa quasi interamente lo studio di un laureando all’ULB, per come sono impaginati, per i margini, la grandezza dei caratteri, sono meno “densi” di informazioni di un libro che ha lo stesso numero di pagine e comportano quindi un carico di lavoro inferiore.
La seconda ragione è anch’essa legata al metodo di apprendimento basato sui syllabus. La dispensa è sintetica e presenta spesso solo i fatti (norme e sentenze). Raramente è espressa un’opinione ed è quasi sempre quella del professore. Credo che questo contrasti con l’immagine che l’ULB vorrebbe dare di sé, quella di un’Università dove libero è il pensiero, la scienza che vince le tenebre, quelle del pensiero unico (cattolico, agli occhi di Verhaghen, il fondatore, che affermava: “A free university should form the counterbalance for the so-called Catholic University” – fonte: Wikipedia).
Più conforme a quest’aspirazione è il metodo utilizzato in Italia, che consiste (per lo meno nella specialistica) nell’esporre il problema giuridico e poi nel presentare le diverse opinioni dottrinali (citate sempre nei testi) e giurisprudenziali, di modo che lo studente possa – se ritiene interessante la questione – formarsi la propria idea.

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grand place, bruxelles

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